Aree Interne

Presentazione standard1

Area Basso Appennino Pesarese e Anconetano
Area Macerata
Area Ascoli Piceno
Area interna Montefeltro e Alto Metauro

La regione Marche è stata tra le prime regioni ad aver aderito alla Strategia nazionale per le aree interne, comunicando al DPS (Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica) una proposta di delimitazione delle proprie aree interne su 3 ambiti territoriali, come di seguito denominati:

  1. Area Basso Appennino Pesarese e Anconetano (Comuni di Acqualagna, Apecchio, Cagli, Cantiano, Piobbico, Frontone, Serra Sant’Abbondio, Pergola, Arcevia, Sassoferrato), comprende i 10 Comuni appartenenti alla Comunità Montana del Catria e Nerone, con punte di spopolamento tipiche dei Comuni periferici: Acqualagna, Apecchio, Cagli, Cantiano, Piobbico, Frontone, Serra Sant’Abbondio, Pergola, Arcevia, Sassoferrato.
     Acqualagna, Cantiano Apecchio, Cagli, Frontone, Piobbico, Serra Sant’Abbondio, Arcevia e Sassoferrato
     Acqualagna, Cantiano Apecchio, Cagli, Frontone, Piobbico, Serra Sant’Abbondio, Arcevia e Sassoferrato
     Acqualagna, Cantiano Apecchio, Cagli, Frontone, Piobbico, Serra Sant’Abbondio, Arcevia e Sassoferrato
     Acqualagna, Cantiano Apecchio, Cagli, Frontone, Piobbico, Serra Sant’Abbondio, Arcevia e Sassoferrato
     Acqualagna, Cantiano Apecchio, Cagli, Frontone, Piobbico, Serra Sant’Abbondio, Arcevia e Sassoferrato
  2. Area Macerata (Comuni di Acquacanina, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Fiastra, Fiordimonte, Monte Cavallo, Muccia, Pievebovigliana, Pieve Torina, Serravalle di Chienti, Ussita, Visso Cessapalombo, Gualdo, Monte San Martino, Penna San Giovanni, San Ginesio, Sant’Angelo in Pontano, Sarnano), composta da 18 Comuni appartenenti alla Comunità Montana delle Alti Valli del Fiastrone Chienti e Nera, alla Comunità Montana delle Alti Valli del Potenza e dell’Esino e alla Comunità Montana dei Monti Azzurri.
  3. Area Ascoli Piceno (Comuni di Comunanza, Force, Montedinove, Montemonaco, Rotella Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Castignano, Montegallo, Palmiano, Roccafluvione, Carassai, Cossignano, Montalto delle Marche, Offida), composta da 15 Comuni, tutti situati in provincia di Ascoli Piceno e rientranti nella categoria aree interne.

Nel complesso le tre aree coinvolgono 44 Comuni per 86.407 abitanti.

Per un quadro complessivo ed aggiornato delle Aree interne della Regione Marche consultare l’Agenzia per la Coesione Territoriale.

La Giunta regionale,  nell’ambito della Strategia Nazionale delle Aree Interne della Regione Marche, il 18/05/2017,  ha individuato una quarta area, denominata Area interna Montefeltro e Alto Metauro, che conta 20 Comuni.

Visitando i luoghi dell’entroterra si schiudono alla vista piccoli borghi e cittadine medievali e rinascimentali, addossati su colline ed alture. Luoghi di ricchezze storico-artistiche con importanti risorse ambientali e culturali, colori e sapori che contribuiscono a definire l’identità dell’entroterra: parchi archeologici, teatri, musei, castelli, biblioteche, attività agricole e commerciali, tradizioni, ecc. L’intero patrimonio ambientale ha una pluriforme conformazione geografica: in pochi chilometri si passa dal Mare Adriatico ai Monti Sibillini e della Laga, che fanno parte di due Parchi Nazionali, i Monti Cambria e Nerone ricadenti nella Riserva Naturale della Gola del Furlo, divisi da un susseguirsi di piccoli borghi arroccati e dolci colline che seguono l’andamento dei fiumi. Oggi anche quando si passa in autostrada, si possono vedere le colline coltivate, interrotte solo dalle case coloniche dei contadini e dalle ville dei proprietari, costruite fra il Settecento e l’Ottocento per controllare il lavoro dei campi, grazie proprio alle rendite agricole, ma usate molto più spesso per la villeggiatura estiva. E proprio nell’ultimo secolo i frutticoltori hanno tolto spazio ai cereali, risorsa principale dei tempi passati, gli ortaggi hanno sostituito gli agrumeti (di cui siamo debitori agli Arabi che li avevano importati insieme al gelso) e sulle pendici collinari al posto delle alberate vengono messi i vitigni, una disposizione che ancora oggi trova riscontro nella realtà, a parte le case coloniche prima abbandonate e oggi ristrutturate come nuova forma abitativa di lusso per italiani e stranieri.

Non è cambiato inoltre l’attaccamento degli abitanti alla propria terra che ha permesso alle città di non diventare degli immensi agglomerati urbani e di mantenere proporzioni a misura umana, pur avendo avuto un forte sviluppo industriale. Una formula che è risultata vincente dal punto di vista economico ma anche umano, visto che i marchigiani sono ritenuti persone di grande equilibrio e questo lo debbono molto all’ambiente che li circonda. La presenza umana continua e diffusa capillarmente con le coltivazioni che creano questo paesaggio ordinato rimane un elemento di fondamentale importanza, sia per i preziosi prodotti della terra, ma anche per assicurare la tenuta di un territorio delicato, in quanto costituito in molte parti da un terreno collinare o argilloso.

Una parte rilevante delle Aree interne ha subito gradualmente, dal secondo dopoguerra, un processo di marginalizzazione segnato da: calo della popolazione, talora sotto la soglia critica; riduzione dell’occupazione e dell’utilizzo del territorio; offerta locale calante di servizi pubblici e privati; costi sociali per l’intera nazione, quali il dissesto idro-geologico e il degrado del patrimonio culturale e paesaggistico. Effetti negativi hanno avuto anche interventi pubblici o privati (cave, discariche, inadeguata gestione delle foreste e talora impianti di produzione di energia) volti a estrarre risorse da queste aree senza generare innovazione o benefici locali. In altri casi, l’innovazione è stata scoraggiata da fenomeni di comunitarismo locale chiuso a ogni apporto esterno. Allo stesso tempo, alcune Aree interne sono state spazio di buone politiche e buone pratiche a esito delle quali: la popolazione è rimasta stabile o è cresciuta; i Comuni hanno cooperato per la produzione di servizi essenziali; le risorse ambientali o culturali sono state tutelate e valorizzate. Dimostrando così la non inevitabilità del processo generale di marginalizzazione e la capacità di queste aree di concorrere a processi di crescita e coesione. È dunque evidente che esiste in questa ampia parte del paese un forte potenziale di sviluppo che la costruzione di una strategia nazionale, robusta, partecipata e continuativa nel tempo può consentire di liberare.

Questa strategia è stata avviata utilizzando come occasione e leva, finanziaria e di metodo, la programmazione dei fondi europei disponibili per tutte le regioni del paese per il settennio 2014-2020, combinati con la previsione di risorse dedicate in legge di stabilità.  Crescita e inclusione sociale riassunte da un obiettivo ultimo: inversione e miglioramento delle tendenze demografiche (riduzione dell’emigrazione da queste aree; attrazione di nuovi residenti; ripresa delle nascite). Questi risultati e segnatamente la ripresa demografica e di utilizzo del territorio sono anche la condizione, assieme a specifici progetti mirati, per arginare e invertire nelle Aree interne il dissesto idro-geologico e il degrado del capitale culturale e paesaggistico.

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